Trama:
Samuele ha trent'anni, una gran voglia di essere felice e la fastidiosa sensazione di girare a vuoto, proprio come fa Galileo, l'amico "molto speciale" con il quale si confida ogni giorno. Sognatore nato, sfortunato in amore, vorrebbe diventare un creativo pubblicitario ma i suoi progetti vengono puntualmente bocciati. Così di giorno è un reporter precario e malpagato, mentre la sera soddisfa il proprio animo poetico facendo la guida al piccolo osservatorio astronomico di Perinaldo, sopra Sanremo: un luogo magico per guardare le stelle ed esprimere i desideri. Proprio lì, la notte di San Lorenzo incontra una misteriosa ragazza, che dice di chiamarsi Emma e di fare l'illustratrice di libri per bambini. Samuele ne rimane folgorato e la invita a cena, ma è notte fonda e commette il più imperdonabile degli errori: si addormenta. Quando si risveglia, Emma è scomparsa nel nulla. Ma come la trovi una persona di cui conosci soltanto il nome? Non sarà l'ennesimo sogno soltanto sfiorato? In un tempo in cui persino l'amore sembra un lusso che non possiamo permetterci, questo romanzo di Luca Ammirati ci ricorda che per realizzare i nostri desideri è necessaria un'ostinazione che somiglia molto alla follia. E che a volte bisogna desiderare l'impossibile, se vogliamo che l'impossibile accada
Ho iniziato questo libro con tanta attesa e aspettative, probabilmente troppe.
Né avevo letto bene in alcune recensioni nei blog di lettura, la trama mi aveva colpito ed incuriosito, ma purtroppo già dalle prime pagine sono rimasta delusa.
Delusa dallo stile. La narrazione in prima persona non è riuscita a coinvolgermi come invece dovrebbe fare.
Ho trovato una disarmonia tra i dialoghi e le parti descrittive. Lo scrittore non ha saputo alternare i due elementi diventando in alcuni passaggi troppo didascalico. Così nei dialoghi, molto presenti nel romanzo, vengono inserite delle frasi didascaliche per darci il quadro d'insieme della situazione, ma tutto rimane scollegato, senza poesia, non generando quella scintilla che scatta durante la lettura e che ci fa divorare le pagine una dopo l'altra.
Con questo libro non ho avuto nessuna empatia e così non sono riuscita ad affezionarmi a nessun personaggio.
Anche quando vengono descritti gli stati d'animo di Samuele, le sue riflessioni, tutto il mondo del non detto viene offerto al lettore in modo troppo diretto ed appunto didascalico, togliendo al lettore la possibilità di fantasticare e sognare.
L'altra nota che mi ha infastidito, non poco, è stata la descrizione del rapporto tra Samuele, ragazzo di oggi senza un lavoro fisso, con un animo rivolto alle stelle, che è alla disperata ricerca di Emma e l'amica pasticcera Ilenia.
Negli incontri tra Samuele ed Ilenia viene descritta sempre la stessa dinamica: Samuele sfoga la delusione, l'amarezza, lo sconforto, la continua percezione del fallimento della sua vita ed Ilenia è lì, pronta ad accogliere, sostenere, stimolare, coccolare l'amico donandogli dolci preparati con amore e usando parole sdolcinate. Il risultato è una ripetitività di frasi stucchevoli, leziose un cliché letto e riletto.
Peccato perché il tema centrale del romanzo era davvero interessante:
"Ti piace così tanto giocare a fare l'ultimo dei romantici, imprigionato in questa fredda società alienata in cui ci sono più fotocamere che abbracci?"
Ammirati parla di questo nel libro: la società moderna, la nostra società, concentra sugli obiettivi, sull'arrivo, sulla velocità, sul tutto e subito, sul consumare senza assaporare, sull'uso dei social, di internet che ci fa sentire connessi con tutto il mondo, mentre alla fine siamo soli.
E Samuele nella ricerca impossibile di questa ragazza, Emma, che non riesce a trovare neanche con l'aiuto di internet, dei social, tanto che ad un certo punto pensa di averla sognata, si sente frustrato. Non può avere Emma subito ed ora, la tecnologia non lo aiuta e così inizia la riflessione su dove sta andando la sua vita e dove stiamo andando tutti.
Siamo fermi in un punto ad osservare il mondo attraverso uno schermo senza sapere più alzare gli occhi al cielo, senza sognare, desiderare ardentemente.
Da queste riflessioni nascono i sette dialoghi con Leo, il pesce rosso, l'amico silenzioso, che altro non può fare se non osservare la vita attraverso la palla di vetro. Questi dialoghi sono la le parti che più ho apprezzato.
"Sì, io ti invidio. Il tuo silenzio è più elegante delle nostre chiacchiere da bar che oggi sono diventati strepiti da social, un abbaio incessante che si perde nell'etere, provocando un distacco netto tra ciò che e reale e ciò che è virtuale, prigionieri di una gigantesca menzogna collettiva."
"Giriamo in tondo a vuoto, e se proviamo a fare un passo in più andiamo a sbattere contro lo stesso vetro. Sì, Leo, siamo come te, ficcati da qualcuno in una boccia trasparente senza averlo scelto."
Peccato perché un libro in cui si parla di recuperare il romanticismo, i tempi lenti, i sogni, non ha saputo farmi sognare.
Io capisco subito dalle prime due o tre pagine se mi piace un libro. Già i romanzi non mi fanno impazzire. Preferisco biografie e saggi di fisica o scienza. L'ultimo che ho letto è "il gabbiano jonathan livingstone" e me ne sono innamorata! Pieno di contenuti filosofici, una meraviglia che si legge tutto d'un fiato!
RispondiEliminaun abbraccio
sabrina