giovedì 14 novembre 2019

Recensione: "La casa delle farfalle" di Silvia Montemurro

"Sarai una farfalla bellissima, dolce e delicata. Il tuo volo  sarà breve, ma intenso. Toccherai terra solo una volta, per  generare la vita. Come fanno le farfalle. E soffrirai, quando dovrai lasciare la crisalide. Come facciamo tutti."


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La trama qui:
Anita ha trent'anni e insegna biologia all'Università di Colonia. Non ama gli aerei e soffre di vertigini, ma non saprebbe spiegarne il motivo. Quando la sua vita viene sconvolta da un tragico evento, in crisi lascia Hans, il suo compagno, per tornare nei luoghi dov'è cresciuta - in treno naturalmente. Lì, sul lago di Como, è decisa a ritrovare se stessa. Mentre passeggia cullata dallo sciabordio delle onde, incontra una bambina dai tratti giapponesi e dalla voce meravigliosa. Si chiama Yoko e, proprio come lei, è segnata da una ferita difficile da rimarginare. Presto Anita, leggendo il diario della nonna Lucrezia, scoprirà di essere legata a Yoko da una storia rimasta sepolta per anni, che unisce le loro famiglie. Tutto ha origine nel 1943, quando la casa di Lucrezia, la villa delle Farfalle, viene occupata da alcuni ufficiali tedeschi. Tra lei e Will, uno degli ufficiali, nasce un sentimento dirompente, ma la guerra sembra ostacolarli...



Cosa ne penso:

La storia scritta dalla Montemurro è ricca: piena di eventi; di segreti, che vengono svelati uno dopo l'altro fino alle ultime pagine; di figure femminili importanti ognuna con il suo vissuto ed il suo passato e tutte intrecciate tra loro. 
La struttura del romanzo mi ha ricordato molto i libri di Cristina Caboni ("La custode del miele e delle api", "Il giardino dei fiori segreti"): all'inizio di ogni capitolo viene inserito il nome di una farfalla  spiegandone i caratteri e lasciando un consiglio di vita per tutti. La cosa mi ha incuriosito e mi ha spinto a cercare le immagini di queste farfalle, così ben descritte in poche righe, e quando un libro mi incuriosisce ed apre le mie ricerche per me è sempre positivo.

La Montemurro, soprattutto dalla metà in poi, non lascia respiro al lettore che viene investito dalle confessioni dei personaggi permettendogli di ricostruire gli eventi. Eventi che sono ambientati in due periodi  temporali diversi: il passato (dal 1943 in piena guerra fino al 1966) di Lucrezia madre di Margherita, Will,  Alfonso,Yukari madre di Cho; il presente (2014) di Margherita e della figlia Anita nipote di Lucrezia, di Yoko, figlia di Cho, nipote di Yukari

Tutto parte nel 1943 durante la seconda guerra mondiale nella "Villa delle farfalle" dove ritroviamo Lucrezia, che vive nella villa, Will un ufficiale tedesco che ha la base militare nella villa e Yukari una  bambina giapponese portata da Will nella villa dopo essere stata salvata da una tragedia familiare.
Questi tre personaggi così lontani per nascita, cultura e nazionalità si ritrovano nella villa nel periodo della guerra, le loro tre vite si intrecciano dando il via alla storia ed agli eventi che si ripercuotono, fino al presente, nella vita di Anita e nella vita di Yoko. 
La villa ed il farfallario sono i due elementi presenti costantemente nel racconto: la villa accoglie, ascolta, custodisce  tutti i segreti ed a volte sembra vivere di vita propria; il farfallario  luogo della calma, della salvezza, della rigenerazione.

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Ho trovato il tutto  ben organizzato ed anche i personaggi ben caratterizzati. 
Ho provato sentimenti alterni ed invertiti verso  i personaggi femminili più antichi  di Lucrezia e Yukari. 
All'inizio ho provato tenerezza e ammirazione per la cura e l'attenzione, quasi materna, che Lucrezia  mette nel custodire ed educare la giovane giapponese Yukari, mentre ho provato un risentimento forte verso il modo di comportarsi di Yukari.
 Andando avanti con la storia ho provato l'inverso dei sentimenti: tenerezza e pena per Yukari, per come viene isolata, rifiutata da Lucrezia e quasi odio per Lucrezia. 
Da spartiacque ai diversi comportamenti delle protagoniste un evento che segna entrambe  e la loro relazione.



Il romanzo tiene sullo sfondo i temi della violenza e dell'amore nel periodo della seconda guerra mondiale, in primo piano rimangono le storie delle donne: tre generazioni di donne Angelica, Margherita, Anita e Yukari, Cho e Yoko.

La scrittura della Montemurro è leggera,  scorre velocemente sotto gli occhi ed il libro si fa leggere da solo,  complice la voglia di scoprire l'intreccio ed i segreti.
Mi è però mancato qualcosa, non so dire cosa, forse troppi eventi e misteri da svelare e nella fretta di leggere per rimettere a posto i tasselli mi è mancata l'attenzione. 
Forse nel turbinio degli eventi  l'autrice si è persa i dettagli, quelli che per me fanno la differenza di un testo dall'altro. Ma è un mio personale "punto di lettura".

E' un libro che comunque consiglierei a chi vuole immergersi in una storia come in un film. 

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