domenica 5 maggio 2019

Recensione: "Le ragazze con le calze grigie" R. Casagrande 👍👍👍👍

"Tutto era pieno di Egon, delle sue passioni, della sua fantasia che come un mostro fagocitava lo spazio per restituire la sua personale versione delle cose e del mondo."
 








Trama:
Vienna, 1918. Egon Schiele, il pittore più dissacrante e controverso di Vienna, si appresta a terminare la sua ultima opera, La famiglia. Sul quadro, di notevoli dimensioni, raffigurerà una piramide di corpi nudi, che culmina nel ritratto di se stesso. Ai suoi piedi una donna, tra le cui gambe è accovacciato un neonato. Soltanto Egon rivolge lo sguardo allo spettatore, avvicinando una mano al petto quasi a chiedergli di ascoltare la sua storia. La donna è Edith Harms, la giovane moglie che, nella stanza accanto, lotta tra la vita e la morte e che porta in grembo il figlio che forse non nascerà mai. Ma la stanza in cui Egon lavora, combattendo contro il tempo e un dolore antico, è piena di altri quadri, di bozzetti e appunti che raffigurano donne giovani e bellissime, i ricordi di una vita. Soltanto due di loro, però, lo hanno cambiato e amato al punto che ora quasi confonde il volto della donna che sta raffigurando: gli occhi buoni e ingenui di Edith, il sorriso malizioso e affascinante di Wally. Prende avvio da qui una storia travolgente, che attraversa le vite dei personaggi che hanno ruotato intorno alla figura di Schiele e che ne hanno ispirato l'opera.


La frase che ho scelto viene pronunciata da Edith, la futura moglie di Egon Schiele, quando entra per la prima volta nella casa atelier ed osserva lo spazio in cui vive e lavora il pittore. L'ingombrante  presenza di quest'ultimo nella vita di entrambe le donne, Edith la moglie, Wally la modella e amante di una vita,  emerge con forza in tutto il libro della Casagrande che è stato una bellissima lettura.
La narrazione è tutta al femminile: nella prima e più ampia parte, circa i 3/4 del libro la voce narrante è Wally (Walburga Neuzi) modella, amante di Egon Schiele ed anche curatrice di alcuni aspetti economici legati all'arte del maestro.
Nella seconda parte la voce narrante è Edith, la ragazza di buona famiglia che diventerà la moglie di Egon Schiele. 
Ad ognuna la parte della storia che la riguarda. 


Wally diventa, giovanissima, modella di Egon Schiele.
Questo evento sarà per lei da un lato una fortuna perché  le permetterà di guadagnare dei soldi con cui sfamare e migliorare le condizioni di miseria in cui vive la sua famiglia, composta dalla mamma, la nonna e le due sorelle; perché diventerà il personaggio più ritratto nelle opere di Schiele, la musa ispiratrice dei numerosi quadri, disegni del pittore; perché l'incontro  con il pittore la salva dalle mani di un vecchio borghese che approffita di lei in cambio del denaro.
Ma sarà anche la sua sfortuna perché Wally, nella sua breve vita, si dedicherà solo all'amore/passione per questo uomo, per il pittore.
Per Egon la giovane ragazza accetta tutto: dalle prime richieste di spogliarsi per posare nuda; al diventare pubblicamente la sua  amante in un periodo storico che era  ben lontano dall'accettare  la convivenza e facilmente etichettava le donne soprattutto se amanti; all'andirivieni di di modelle anche loro giovanissime, bambine, che vede passare; al sostegno e l'appoggio incondizionato dato al pittore durante le accuse di pedofilia;  fino ad accettare inizialmente il ruolo secondario che le viene dato quando Egon decide di conoscere e poi sposare Edith.

È la stessa Edith a descrivere Wally quando Egon organizzerà un'uscita a quattro con Edith, la sorella Adele e Wally. I quattro si recano al cinema e Wally assiste allo spettacolo seduta in seconda file rispetto agli altri tre partecipanti.
"Non mi dava l'impressione di chi accetta ogni cosa per debolezza, eppure era rimasta seduta dietro di noi, senza battere ciglia. E anche ora non protestavano e non dava, segni di insofferenza per l'intimità che all'improvviso univa Egon e Adele".  È ancora Edith di Wally:
"Sul serio viveva con il pittore, come fossero sposati? Aveva un bel coraggio. Coraggio, soprattutto, a stare con un uomo simile e a sopportare l'andirivieni di modelle, la sua arroganza, il suo narcisismo." 

Wally, la ragazza dai piedi  "troppo grandi per le gambe esili. E bitorzoluti" "Piedi da maschio" come li defisce Egon la prima volta che si vedono, comprende ben presto a quale schiavitù può portare la povertà. Una schiavitù che toglie la dignità, che non permette scelte libere, una schiavitù accettata silenziosamente dalla mamma di Wally che "vende" le proprie figlie, per sfamarsi e sopravvivere. E allora l'atelier di Egon diventa l'unico rifugio possibile quando Wally prende consapevolezza del destino della sorella minore, mandata dalla mamma a lavorare dallo stesso vecchio borghese pedofilo, dopo che Wally diventa a tempo pieno la "donna" di Egon:
"La rabbia divenne rancore. Il rancore, senso di colpa. E poi, sbiadì in un dolore silenzioso, che mi accompagnava qualsiasi cosa facessi, come il rumore del vento tra le foglie. Un dolore simile alla nostalgia e che forse non se ne sarebbe mai andato. Lascia la mia casa e l'atelier di Egon divenne il mio rifugio. Egon, la mia famiglia"

Vivrà per questo uomo una passione immensa e complice ma anche con una lucida e amara consapevolezza della sua posizione, con una una mitezza d'animo che la portano ad affermare proprio nelle ultime pagine a lei dedicate: 
"Amavo Egon? Forse. Oppure no. Sapevo soltanto che non avrei voluto una vita diversa. Sarei riuscita a stare senza di lui? Sì: dura e fiera come tutte le donne Neutzil. Ma con lui il mondo era infinitamente meglio".
E ancora: 
"Edith l'amore è un sentimento molto più crudele. E' un mostro che ti consuma nel dubbio e nel desiderio. Ha zanne e artigli. Non c'entra nulla con quelle storielle! Non ha a che fare con donne che svengono e sospiri, baci.... L'amore sei tu che ricomponi  la tua immagine davanti ad uno specchio rotto in mille pezzi".
Consapevole che Egon non la sposerà mai, pur condividendo la stessa forte passione a lei riserverà sempre il solo posto  di amante.
Ed è questo posto che rifiuterà quando Egon le farà una  proposta, l'ultima, come racconta Edith: 
"Wally non accettò. Il suo mondo era Egon e nessuna parentesi le sarebbe mai bastata per consolare il suo orgoglio. E l'amore che provava."

  





Le pagine dedicate ad Edith sono nettamente inferiori. La sua storia inizia a pagina 145 su un totale di 192 pagine emi sono chiesta in che modo l'autrice avrebbe dato il giusto spazio alla moglie di Egon utilizzando meno di 50 pagina.  La risposta è arrivata leggendo. 

Edith è ad una distanza siderale da Wally e nello stesso tempo le due donne sono vicinissime. Entrambe subiscono il fascino ed il potere che Egon ha su di loro. Entrambe ne comprendono l'abisso e ne rimangono folgorante, avviluppate, inghiottite.
Ma Edith è l'unica che scalza Wally sposando Egon ed è l'unica che riesce a dare il giusto valore a Wally nelle descrizioni che ne fa.
Inizialmente incuriosita dall'affinità, dall'elettricità che scaturisce dall'incontro tra Egon e Wally:
"L'elettricità che vibrava fa i loro corpi mi diede una lieve vertigine. Erano belli insieme". Ad un certo punto decide di accettare le attenzioni di Egon nonostante le diversità:
"Egon era diverso da me in tutto in ogni sua strampalata idea, visione del mondo interpretazione e congettura. Era ecogentrico e arrogante, superbo. Un vulcano, un bambino. Un poeta. Un ribelle, un'anima tormentata un corpo che non conosceva quiete e mani che non smettevano mai di lavorare, occhi di osservare"
Se ne innamora e chiede chiarezza nel loro rapporto in una lettera:
"Ti amo, ma non credere che io sia cieca o che sia la mia gelosia a pretendere che tu faccia un passo indietro con Wally. No, tutto ciò che voglio è chiarezza"
Ed i due si sposano con non poche  perplessità di Edith che dopo il matrimonio dirà:
"Non ero bella né affascinante o conturbante, né libera come una delle sue modelle. Non ero più nemmeno tanto giovane. Secondo te perchè mi ha scelto?" 
Edith ha qualcosa che Egon cerca: la placidità.  Ha  "un viso molto particolare e uno sguardo sereno, quasi non conosceste problemi né preoccupazioni, un cielo spianato". Questo le dice il pittore in uno dei primi incontri. E' la "roccia sicura su cui scivola via la pioggia. Noi ci saremo sempre perché la nostre radici sono forti abbastanza" 
Egon trova in lei il porto sicuro verso cui approdare e quietare lo spirito tormentato, passionale.

Romina Casagrande con uno stile impeccabile, pulito, chiaro, rapisce il lettore con un libro tutto al femminile.
Due donne, diverse unite da una stessa passione quella per Egon Schiele l'artista, il pittore, il poeta, come venne definito  il "pornografo" di Vienna, a cui tutto fu concesso. 
Egocentrico, eccentrico, arrogante,  che in nome e per la sua arte giustificò ogni azione:
"Questa è arte!... E non può esistere immoralità nell'arte. L'arte è sempre sacra, anche quando ha come soggetto i peggiori eccessi del desiderio. Diventa una porcheria solo tramite l'osservatore, se costui è un porco."



Ringrazio pubblicamente il blog di Azzurra che con le sue recensioni  sa darmi sempre una visione chiara dei libri permettendomi di indirizzare meglio le scelte di lettura. Il libro della Casagrande è entrato nella lista dei miei libri da leggere grazie alla sua recensione che trovate qui.


Nessun commento:

Posta un commento