martedì 9 aprile 2019

Letture: "L'uomo che metteva in ordine il mondo" Fredrik Bsckman


"... lei aveva chinato il capo contro il petto del marito e aveva sussurrato: <<Possiamo occuparci della vita, o possiamo occuparci della morte, Ove. Dobbiamo andare avanti>>
E così era stato."


Credo che non ci sia frase più adatta per riassumere questo bellissimo romanzo di uno degli autori  che più amo.


Le 300 pagine scritte magistralmente da Backman, come del resto l'altro suo libro che ho letto e amato "Mia nonna saluta e chiede scusa", sono un'alternanza continua tra la vita che scorre e la morte; ed è proprio nella morte che Ove cerca conforto, anzi la cerca a braccia aperte per arrivare il prima possibile all'appuntamento della sua vita: ritrovare la sua amata Sonja.

"Non era che Ove avesse smesso di vivere quando Sonja se n'era andata. Semplicemente aveva smesso di guardare avanti. Il dolore è una cosa strana." 

E' come se Backman avesse deciso di fare una staffetta tra la vita e la morte in un continuo passaggio del testimone. 
In un voltar di pagina si passa dal ridere di gusto delle battutte ironiche che Ove non risparmia a nessuno regalandoci degli sketch esilaranti:

 "perchè ce l'ha un po' con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l'auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate"  

alla profonda tristezza di assistere ai vani tentativi di Ove di uccidersi per  liberarsi di quella vita che non ha più senso senza l' unica persona che lo abbia mai amato e capito: sua moglia Sonja.
"Ma qualcosa si rompe in un uomo, quando seppellisce l'unica persona che lo abbia mai capito. Non c'è tempo che guarisca quel genere di ferite."

Una tristezza delicata che pervade il lettore quando Ove si reca puntualmente sulla lapide della moglie per rassicurarla che non tarderà al loro appuntamento, che c'è stato movimento negli ultimi giorni e si è dovuto occupare di alcune cose e persone ma che non tarderà all'appuntamento con la morte. 
Mentre lei, la morte beffarda, si prende gioco di Ove. Gli ha portato via Sonja ma ancora non porta  con sè Ove, anzi ogni  suo tentativo di uccidersi si rivela vano.



Ed il tema della morte è un tema ricorrente nelle pagine scritte da Backman, anche l'altro libro "Mia nonna saluta e chiede scusa" inizia con una morte: quella della nonna.
Backman in entrambi i libri fa parlare  le persone  più sofferenti, quelle che hanno perso i loro amati: Elsa senza la nonna, Ove senza la moglie, offrendoci due personaggi indimenticabili.
Backman ci parla della morte, del suo mistero o come dice  lui della uaccuriosità:  
"Perchè la più grande paura legata alla morte è che ci passi accanto. Che si prenda chi amiamo. E che ci lasci soli".

Forse questa è davvero la paura più grande per noi perchè l'assenza di chi ci ha accompagnato nella vita, la perdita delle persone che ci sono accanto non solo crea un vuoto ma  ci ricorda chiaramente che la morte è un appuntamento  a cui non possiamo sottrarci. 

"La morte è una cosa curiosa. Viviamo tutta la vita come se non esistesse, ma il più delle volte è una delle ragioni in assoluto più importanti per vivere. Alcuni di noi ne diventano consapevoli così in fretta che vivono pù intensamente, e in maniera più furiosa. Altri necessitano della sua costante presenza per sentirsi vivi, altri ancora finiscono per accomodarsi nella sua sala d'attesa molto tempo prima che lei abbia annunciato il suo arrivo."




Ma non pensiate che visto il tema il libro sia pesante, tutt'altro. Ci sono pagine e pagine di una poesia e delicatezza infinita, sono le pagine in cui si parla dell'amore tra Ove e Sonja:

"La gente diceva che Ove e sua moglie erano come il giorno e la notte. Intendendo che lui fosse la notte, era ovvio."

"Perchè la gente diceva che Ove vedeva il mondo in bianco e nero. Ma lei era il colore. Tutto il suo colore."
 

“E una mattina, poco dopo aver staccato il turno, l'aveva vista. Con le sue scarpe rosse, la spilla d'oro e tutti quei capelli castani dorati. E quella risata che, per il resto della sua vita, lo avrebbe fatto sentire come se qualcosa gli corresse a piedi nudi dentro il petto. “


“Agli occhi di Sonja, però, Ove non era né burbero, né inquadrato e spigoloso. Per lei, Ove era il mazzo di fiori rosa lievemente avvizziti che lui le aveva offerto al loro primo appuntamento. Era la giacca marrone del padre, un po’ stretta sulle sue spalle larghe. “


“Quando gli accarezzava l'avambraccio,   che era grosso come la sua coscia, e gli faceva il solletico finché il viso imbronciato si apriva in un sorriso, come una forma di gesso che si spacchi e lasci fuoriuscire una scultura meravigliosa, qualcosa dentro di lei cantava. E quegli istanti erano solo suoi. “

“Adesso dovrai amarmi il doppio”gli aveva detto.
Allora Ove le aveva mentito, rassicurandola che
lo avrebbe fatto, malgrado sapesse molto bene
che era impossibile amarla più di quanto già faceva."

Alla fine la morte arriva per tutti, inevitabilmetne, ineluttabilmente, ma Backman ci offre quella che forse è l'unica soluzione per affrontare la perdita ed il dolore: "possiamo occuparci della morte o possiamo occupaci della vita."

A voi la scelta di scoprire quale decisione prenderà  Ove  decidendo di leggere questo straordinario romanzo per innamorarvene.

1 commento:

  1. Mi semmbra un pò troppo triste per i miei gusti, ma penso che sia comunque pieno di contenuto.
    Grazie per la recensione
    un abbraccio
    sabrina

    RispondiElimina