Eccomi per il mio secondo appuntamento con la rubrica ideata da Chiara del blog "La lettrice sulle nuvole". Una rubrica a cadenza mensile in cui si legge un autore o un'autrice per la prima volta.
Questa volta ho letto "Sofia si veste sempre di nero" di Paolo Cognetti di cui avevo sentito parlare per aver vinto il Premio Strega nel 2017 con "Otto montagne".
Due sono stati gli elementi che mi hanno portato a scegliere questa lettura: le diverse e contrastanti recensioni nel web e la copertina. Entrambe le cose mi hanno incuriosito ed alla fine la copertina ha avuto il peso maggiore sul piatto della bilancia, diciamo che forse per questa volta è stato il libro a scegliere me.
Cosa ne penso:
"Aveva addosso una felpa nera, pantaloni della tuta neri, i capelli rasati da un lato solo e l'orecchio sinistro bucherellato da una scarica di anellini d'argento. Era sottopeso di almeno dieci chili, con le vene che le incidevano il dorso della mano."
Cognetti articola la narrazione in racconti che potrebbero essere letti in modo casuale, ma è solo leggendoli tutti che si può ricostruire il puzzle del personaggio di Sofia e del mondo che ruota intorno a lei.
Ho fatto un po' di fatica a seguire l'evoluzione temporale della vita di Sofia perché le storie non sono organizzate in base al susseguirsi del tempo. Ogni capitolo è dedicato ad un personaggio che per un motivo parentale o lavorativo o sentimentale entra nella vita di Sofia e la racconta fornendoci un affresco di questa vita, caotico e scollegato.
Sofia non si racconta, sono gli altri a parlare di lei: "tutti sapevano che Sofia era stata un maschiaccio: la conoscevano dai racconti dei loro fratelli maggiori"
Sofia non si racconta, sono gli altri a parlare di lei: "tutti sapevano che Sofia era stata un maschiaccio: la conoscevano dai racconti dei loro fratelli maggiori"
Del resto lei non parla mai troppo, non mangia, non saluta, non chiude i rapporti, non ha una fissa dimora, l'unico posto dove si rilassa è nella vasca da bagno: "da quando sei senza fissa dimora, la vasca da bagno è l'unico luogo in cui, dovunque ti trovi, puoi chiudere gli occhi e sentirti a casa" e per un motivo ben preciso.
La vita di Sofia è proprio come i racconti: apparentemente scollegata, un divenire continuo che anche nel finale non si conclude, lasciando aperte mille possibilità.
Solo il primo racconto "Una storia di pirati" e l'ultimo "Brooklyn Sailor Blues" ci parlano di Sofia rispettivamente da bambina e da adulta.
Non ho particolarmente amato Sofia, per questa sua continua disconnessione con la vita, o forse per l'intermittenza con cui ci viene offerta la sua storia. Diversamente ho apprezzato gli altri personaggi attraverso cui Cognetti descrive anche le vicende politico economiche e sociali dell'Italia degli anni 80 e 90.
C'è il papà Roberto, un uomo borghese che nasce e cresce, lavorativamente parlando, nella fabbrica dell'Alfa Romeo, che vede i lustri e la fine della casa automobilistica, che sarà assente nella vita della figlia: "parla di tuo padre. Scrisse che lei suo padre non lo conosceva, perciò non era in grado di svolgere il compito, ma se andava bene lo stesso le sarebbe piaciuto parlare del suo cane" ma che comunque saprà essere più presente della madre, Rossana.
A lei è dedicato il penultimo racconto "Le cose da salvare".
Durante la lettura ho a lungo atteso la sua storia. Questa madre che "faceva fatica a dormire. Durante il giorno era irritata ed irascibile. Passava il pomeriggio a letto e non dipingeva da mesi. Cominciò a vedere dei dottori, così in poco tempo l'umore di Rossana diventò il problema di Rossana e poi la malattia di Rossana."
Una madre fortemente depressa che minaccia, continuamente, di andare via. Prepara le valigie e poi le disfa, le prepara e poi le disfa Sofia, le prepara e poi rimane lì in quella casa borghese, con un sogno nel cassetto.
L'altro personaggio ben caratterizzata è la zia di Sofia, Marta la sorella di Roberto, la cui vita ci viene racconta nel capitolo "Sofia si veste sempre di nero".
Marta che lotta contro il potere dei pochi, contro i licenziamenti, per i diritti della classe operaia, contro quel sistema dove il fratello Roberto, stava facendo carriera fino a diventare dirigente, uno di quegli uomini contro cui Marta lotta.
Marta non ha figli, non ha una famiglia ma è l'unica che sembra riuscire ad entrare in contatto con Sofia, Cognetti infatti ci dice parlando di Sofia che: "Marta era riuscita a fare breccia nella sua curiosità."
In questo complesso affresco umano e sociale cresce Sofia portando dentro la paura dell'abbandono e di restare sola. Cresce in una stanza con due letti, "perché al momento di comprare i mobili i suoi genitori progettavano un secondo figlio".
Cresce con una madre "sofferente, una sonnanbula che vagava per casa cercando di cogliere un senso che le sfuggiva. Aveva quest'unico sollievo quotidiano: verso sera riempiva la vasca d'acqua calda, versava sali profumati e chiamava Sofia per il bagno. Lì dentro chiacchieravano lavandosi a vicenda i capelli e la, schiena. "
Il linguaggio e la costruzione della storia di Sofia sono affatto scontati.
Nel complesso ho apprezzato lo stile di Cognetti anche se dopo aver chiuso il libro non né sono rimasta particolarmente affezionata, del resto Sofia fa di tutto per non farsi amare.
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